Nella botte americana c’è il vino primitivo buono
Quando si parla di vino, è la regina dei luoghi comuni. Un po’ è colpa della saggezza popolare, che ci fa dare un colpo al cerchio e uno alla botte o dell’altro detto che dice che nella botte piccola c’è il vino buono. C’è il vino primitivo buono. In realtà, la botte condiziona il gusto del prodotto, al di là di ogni immaginazione. E non c’è dimensione che tenga.
È vero che la storia dei vini francesi – e, di conseguenza, dei vini di tutta Europa – è costellata di dissertazioni sulla barrique, sulla démi-barrique, sul tonneau. Oltre le Alpi, addirittura, c’è chi ha cercato di fare propria una unità di misura, provando a imporre la capacità standard alle botti. Provateci voi a orientarvi tra la capienza in litri di una barrique di Bordeaux, di una della Borgogna o di una della regione dello Champagne.
Discussioni senz’altro affascinanti, ma che sembrano proprie di chi guarda il dito, invece di mirare alla luna. E la luna, in questo caso, è il legno.
Vino primitivo: dai boschi americani alle spianate del Salento
Il lavoro di ricerca fatto per il Premium Primitivo Salento I.G.T. della linea Alessandro Berselli – Signature Collection, ad esempio, si è concentrato proprio su questo punto. Perché è la qualità del legno, indubbiamente, a incidere di più sugli aromi del vino primitivo.
Per dare quella sfumatura tostata a questa meraviglia salentina, a metà tra il cioccolato fondente e il cocco, i nostri vinificatori – dopo anni di ricerca – sono giunti alla conclusione che nulla sia meglio del rovere statunitense. È come se gli americani, campioni di barbecue, avessero già predisposto in partenza il consumo di un vino invecchiato in queste botti in legno di ultima generazione. Non è una vera e propria affumicatura, è più un sentore di grigliata, un ricordo di senape. C’è già nel legno ed è il legno a trasferirlo al vino, che si accompagna magnificamente – quasi per una perfetta osmosi o un ritorno circolare alla propria natura – a delle sfrigolanti carni alla brace.
I boschi americani nelle spianate del Salento. La botte di rovere attraversa l’Atlantico e si ferma a due passi dallo Ionio. Ha visto la neve e se ne ricorda. Il buon vino primitivo dell’autunno bollente stempera così la sua arsura agostana.