Tra Toscana, Lombardia e barrique: Leonardo da Vinci. Il vinificatore
Tutti conoscono le sue opere d’arte. In tanti hanno studiato le sue opere d’ingegno. Ma quanti, anche nel nostro Paese, sanno delle sue doti di degustatore di vini, di agronomo, di vinificatore?
Avete mai pensato alle parole italiane che, da sole, bastano a rievocare il nostro Bel Paese anche all’estero? Se dite “pizza” a Los Angeles, a tutti verrà in mente il Golfo di Napoli. Se dite “Colosseo” a Bruxelles, tutti sogneranno la Grande Bellezza della Capitale. Se dite “Leonardo da Vinci” a Tokyo, vi sorrideranno e qualcuno si spingerà persino a sillabare la parola “genio”.
Ultimamente, stiamo facendo di tutto per abbinare anche la parola “vino” alla nostra penisola, rendendola marchio distintivo dell’Italia nel mondo. E se la chiave per dare un’ulteriore spinta a questo nostro sforzo fosse proprio mettere insieme il vino e Leonardo da Vinci, fondendo i due concetti in un unico e affascinante racconto?
Il vinificatore Leonardo: la passione per il vino e le tecniche di vinificazione
Noi sicuramente ci emozioniamo quando raccontiamo in giro per il mondo di un nostro prodotto – il Cabernet Sauvignon | Toscana IGT della Alessandro Berselli Signature Collection – che viene fatto affinare per 12 mesi in barriques.
Ci emozioniamo perché sappiamo che una delle prime testimonianze grafiche della botte in legno è stata vergata dalla mano sinistra del genio di Vinci.
Non possiamo non avvertire questo brivido artistico nel condividere l’esperienza di vinificazione che ha provocato, evidentemente, una scintilla nello spirito creativo di Leonardo.
Pazienza se, filologicamente parlando, non potremmo mai sapere se quella disegnata accanto a un perfetto grappolo d’uva fosse una bordolese, una borgognona, una demi-barrique (con la capacità dimezzata rispetto alle due botti di legno appena citate) o la grande tonneaux (circa il doppio di una barrique standard) che utilizziamo per il nostro Cabernet Sauvignon | Toscana IGT.
Sicuramente, però, il racconto di un illustre nostro predecessore che conosceva, apprezzava e contribuiva a migliorare il vino italiano grazie a tecniche all’avanguardia – per l’epoca, s’intende – ci appassiona e ci ispira.
Anche perché, esattamente come Leonardo, proviamo a cogliere gli aspetti migliori del nostro territorio. Se l’artista ha conosciuto la passione per il vino e per le tecniche di vinificazione nei vigneti e nelle proprietà toscane, fu in Lombardia – alle porte di Milano – che coltivò il terreno regalatogli da Ludovico il Moro. Non lontano da quell’Oltrepò Pavese che è l’area geografica di riferimento, ad esempio, per i nostri Pinot Noir.
La Toscana per apprendere, la Lombardia per sperimentare. È stato questo il viaggio di formazione del Leonardo vinificatore: un aspetto che, purtroppo, resta ancora in sordina, sottovalutato dal marketing, nascosto dalla serie tv di successo italo-americana che, in questi giorni, sta passando sui nostri schermi.
Vivo, però, negli studi sul genio. E in chi, come noi, ne riconosce ossequioso la grandezza.