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I migliori vini europei hanno radici americane

grape phylloxera

Conosci la fillossera della vite? Ne hai mai sentito parlare? Ti portiamo alla scoperta di un minuscolo insetto che stava distruggendo il miracolo del vino.

Le luci dell’aeroporto di Miami fanno sempre un certo effetto quando l’aereo si sta per alzare in volo. Illuminano sempre l’ultimo angolo di America a cui rivolgiamo lo sguardo quando – per lavoro o per piacere – rientriamo in ItaliaGli Stati Uniti hanno dato tanto al marchio Berselli: lo hanno accolto e reso riconoscibile in tutto il mondo, lo hanno apprezzato, lo hanno compreso. Ma è quando l’aereo attraversa la prima nube, facendo sparire il contorno della città, che ci si rende davvero conto di quanto gli Stati Uniti siano in credito – in realtà – con tutto il mondo del vino europeo. Dalla bottiglia più pregiata di Champagne, fino alla micro produzione autoctona di un borgo piemontese. 

 

La fillossera della vite: origine e diffusione  

 

grape phylloxera origin

 

La paura, in Francia e in tutta Europa, alla metà del XIX secolo aveva il colore giallognolo di un pampino secco. Era il tormento della vite, una lenta agonia che risaliva i filari, li rendeva privi di linfa vitale. La fillossera della vite – minuscolo insetto, malattia subdola – stava distruggendo il miracolo del vino.

Se questo nemico invisibile di metà Ottocento si fosse diffuso in maniera epidemica, forse non avremmo potuto fare questo lavoro. E se, invece, questo lavoro continuiamo a farlo, dobbiamo dire un grosso grazie all’America.  

A impedirne la diffusione, infatti, fu l’intuizione degli agronomi e l’apertura mentale al mondo. La domanda era semplice: perché quello stesso insetto, sinistro presagio dell’acino, non sortiva effetti sulle viti americane? La risposta fu una conseguenza. Sebbene inadatte a produrre uve da vino, le parenti d’oltreoceano della vitis vinifera europea potevano salvare l’Europa e le loro eccellenze. Il resto è stato fatto dal mirabile scambio dell’innesto: le migliori varietà europee venivano congiunte, in maniera indissolubile, alle radici americane, senza perdere le loro caratteristiche produttive, ma rafforzando le proprie difese contro l’insetto terribile.

Per questo ogni bottiglia che produciamo, ogni bicchiere che versiamo, ha al suo interno un po’ d’America: la forza di un continente ancora nuovo e la potenza della sua varietà. La capacità di andare – nel vero senso dell’espressione – alla radice del problema.

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