La bufala del vino rosso a temperatura ambiente
È una delle frasi più istintive quando si parla di vino rosso. Eppure, basterebbe ripeterla ad alta voce per rendersi conto di quanto sia priva di senso. Il rosso va servito a temperatura ambiente. La sentite? Ripetetela di nuovo. E poi provate a dirci quale sia, esattamente, questa temperatura ambiente.
È forse quella media di Chicago nel mese di febbraio? Quella di un aprile a Miami? Oppure quella che percepiamo in certi infiniti giorni d’agosto tra i pini marittimi di Roma, quando non vedi l’ora che scenda la sera per riprendere un po’ di fiato, magari con l’aiuto di un climatizzatore?
Vino rosso: la temperatura ideale per servire un rosso importante
Una temperatura ambiente non è sempre adatta a un vino rosso. Anzi, nella maggior parte dei giorni dell’anno, quella temperatura non andrà bene affatto. Quando il vostro ospite vi regalerà una bottiglia importante e gli chiederete dove andrà conservata, la sua risposta sarà cruciale: se vi dirà di servirla a temperatura ambiente, è molto probabile che non sia stato lui ad acquistare quel vino. Oppure, che lo abbia fatto con superficialità.
Prendiamo il nostro Amarone della Valpolicella Classico D.O.C.G. della linea Ambasciata del Buon Vino.
Ha una struttura importante: prima di venire imbottigliato, infatti, invecchia per due anni in grandi botti di rovere. Ha un bouquet di suggestioni incredibili che, tuttavia, deve decantare a una temperatura compresa tra i 15 e i 18 gradi per poter essere apprezzato. Difficile trovare questa temperatura ambiente nei lunghi inverni della East Coast.
Gli amanti del vino riescono a ovviare a questa condizione oggettivamente complessa grazie alle cosiddette cantinette domestiche che, in alcuni modelli specifici, hanno persino una divisione in due scomparti – uno per i bianchi, l’altro per i rossi – con la possibilità di regolare la temperatura in maniera diversa.
Giocare con le sfumature, del resto, può rappresentare il vero livello successivo della degustazione: un grado in più – uno in meno – aggiunge una nota o la modifica, scandisce il ritmo nella sinfonia del gusto.
È la carezza alla bottiglia, l’ingrediente immateriale, eppure decisivo, per sentirla tua.